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Se non siete dei professionisti nel campo della grafica, ma avete deciso di realizzare in autonomia un impaginato (tipo un elaborato pieghevole) dovete tenere a mente una cosa semplicissima ma fondamentale: i colori che vedete a monitor non sono i colori che otterrete una volta stampato il tutto. E la colpa non è da attribuire al tipografo o alla macchina di stampa: la colpa, se così vogliamo chiamarla, è data dall’utilizzo di due diversi mezzi (1) e due metodi di colore (2).
Diverse tecnologie, diversi risultati
(1) Quando noi guardiamo uno schermo questo per farci vedere le immagini si illumina, invece se vediamo un supporto stampato i colori saranno visibili per luce riflessa. Per questo motivo i colori visti a monitor saranno sempre più vivaci e brillanti rispetto a quelli stampati su carta. Per non parlare dei colori che su carta proprio non possono essere realizzati, ma soltanto approssimati.
RGB e CMYK
(2) Quando utilizziamo uno schermo vediamo dei colori rappresentati tramite il metodo RGB che prende il nome dalle tre componenti che vengono utilizzate per formare tutti i colori e cioè Red (rosso), Green (verde) e Blue (blu). Il metodo rgb è detto anche additivo in quanto essendo dato da colori luce la loro assenza (R=0, G=0, B=0) corrisponde al nero, la somma dei loro massimi (255-255-255) restituisce il bianco. Tra questi due estremi, invece, troveremo tutti gli altri colori.
Nel momento in cui si stampa su carta, ad esempio, il metodo utilizzato è quello CMYK (Ciano, Magenta Giallo e Nero), o quadricromia, che viene detto anche sottrattivo e, al contrario dell’RGB, il nero* sarà dato dalla somma delle quattro componenti mentre la loro assenza lascerà il bianco della carta.
*In realtà la somma dei colori non ci darà il nero ma il bistro, una sorta di marrone molto scuro, ma comunque il concetto è questo.
Quando lavorerete su un file ricordatevi quindi di impostare da subito CMYK come metodo del colore anche se lavorate “a schermo“: in questo modo diminuirete le “sorprese” una volta mandato il vostro file in stampa. Non lavorate in RGB per poi fare solo all’ultimo una conversione in CMYK: ci sono dei colori che variano tantissimo, guardate qui sotto ad esempio come delle tinte brillantissime in RGB vengano rappresentate nella corrispondente codifica CMYK.
Per migliorare ancora l’approssimazione bisognerebbe anche tarare in modo accurato il monitor sia per quanto riguarda la gamma dei contrasti che le tonalità, ma qui il discorso diventa più complesso perché è chiaro che a seconda del monitor che sarà in vostro possesso, sarà più facile o meno ottenere una taratura dignitosa.
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