Non c’è tempo per la Creatività

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Le grandi idee hanno bisogno di ispirazione e di tempo, non solo per essere realizzate, ma anche per essere concepite. Che si tratti di un logo, di una pagina pubblicitaria, di un rollup o di uno slogan, noi creativi sappiamo che a volte l’intuizione giusta arriva come accendere una lampadina altre volte un taccuino vuoto diventa il nostro compagno di vita, seguendoci persino in bagno. Negli ultimi tempi pare che sia il secondo scenario a prevalere. Questo almeno secondo quanto diffuso da KRC Research, nello studio commissionato da iStock.

Lo studio “Free the Creative” ha coinvolto oltre 400 professionisti, tra art director e graphic designer inglesi e americani. Lo spaccato del settore che è emerso è tutt’altro che incoraggiante: prima stagnante, poi in declino. Così il settore è visto da un professionista su due. Tre i motivi principali di questa situazione: perdita di ispirazione, investimenti ridotti e tempo ridotto.

E proprio il tempo rappresenta il grande cruccio dei creativi. Il 23% degli intervistati dedica meno di due ore al giorno al lavoro creativo; il 70% ha dichiarato di aver bisogno di più tempo per creare, mentre il 63% vorrebbe potersi ritagliare dei momenti da dedicare alla riflessione creativa e alla ricerca dell’ispirazione. E di rado l’ufficio rappresenta il posto giusto per farsi venire delle idee. Infatti, solo il 34% degli intervistati riesce a “creare” in ufficio. Ben più ispiranti risultano i momenti dedicati all’attività sportiva, alla doccia o al bagno oppure durante il tragitto per raggiungere l’ufficio o casa. Fortunatamente, le nuove tecnologie e gli hobby possono stimolare la mente di questi professionisti: i nuovi strumenti a nostra disposizione stimolano le menti artistiche mentre si è in ufficio; fotografia, pittura e disegno fuori dall’ufficio.

Se questa è l’impietosa situazione dipinta dai colleghi anglofoni, la situazione in Italia qual è? A giudicare dagli spot che sfornano i big spender dell’ADV italiano (tra foche ammaestrate e siparietti di una comicità da amaro in bocca) direi che siamo nella stessa triste barca…

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