Per tutti gli amanti di narrativa e scrittura, questa settimana sul nostro blog pubblichiamo un’intervista a Giulio Mozzi, scrittore, docente di scrittura creativa presso la Bottega di narrazione, consulente editoriale di Marsilio Editori per la narrativa italiana e curatore del blog Vibrisse, bollettino di letture e scritture.
In cosa consiste il suo lavoro di consulente editoriale?
Io sono soprattutto uno «scout»: pare che il mio talento consista nel saper trovare e riconoscere autori nuovi.
Di fatto, quello che accade è che ogni giorno ricevo due, tre, quattro opere narrative da persone a me totalmente sconosciute. La media annuale è di millequattrocento. Io le guardo tutte – sottolineo: tutte; e avviso che «guardare» non significa «leggere»: ci sono molti casi nei quali bastano pochi minuti per capire che non vale la pena di starci su – e ne leggo integralmente circa un sette-otto per cento. Delle opere che leggo integralmente, due o tre all’anno le presento all’editore che mi paga lo stipendio (e me lo paga, appunto, perché io faccia tutto questo lavoro). Poi l’editore ne accetta una, o due, o nessuna.
Ovviamente ci sono i casi in cui l’opera non mi sembri degna di presentazione ma l’autore dotato di talento; e allora comincia una relazione, diciamo così, pedagogica. Che può andare a buon fine o no.
Oltre a tutto questo c’è l’ordinario lavoro di editing, revisione, eccetera eccetera.
Nel corso della sua attività, sia di consulente che di docente di scrittura e narrazione, le è mai capitato di imbattersi in veri e propri talenti?
Sì. Se non fossi capace di trovare e riconoscere dei talenti, crede che qualcuno mi pagherebbe per cercarli?
Hanno pubblicato il loro primo libro lavorando con me, tanto per fare qualche esempio, Tullio Avoledo, il cui Elenco telefonico di Atlantide pubblicato da Sironi, fu quasi un evento, ed è oggi autore amatissimo dal pubblico; Laura Pugno, attualmente nella cinquina del Campiello con La ragazza selvaggia, pubblicato da Marsilio; Mariolina Venezia, che con Mille anni che sto qui ha vinto qualche anno fa il SuperCampiello… e potrei continuare.
Secondo lei, ci sono dei temi sottovalutati nel mercato editoriale?
Dal punto di vista della richiesta del pubblico, direi di no: oggi il sistema editoriale dà al pubblico esattamente ciò che il pubblico vuole, ossia romanzi svaganti e consolatori, nei cui protagonisti ci si può riconoscere facilmente.
Per il resto, è evidente che il sistema editoriale – in perfetta sintonia con il pubblico – sta lentamente espellendo la letteratura. L’impressione è che tra tutti i parametri che si possono tenere in considerazione per decidere se pubblicare o no un’opera, il meno importante sia la bellezza.
Quali parametri tiene in considerazione quando legge i dattiloscritti che le inviano?
La bellezza. Direi che tutto il resto è secondario.
Quali opere ritiene imprescindibili per la formazione culturale di un autore?
Nessun’opera è «imprescindibile». Conosco scrittori che scrivono cose eccellenti senza aver mai nemmeno sfogliato la Bibbia. L’importante è che ciascuno faccia un proprio percorso formativo coerente, e non è detto che in questo percorso la letteratura faccia la parte del leone. Oggi il bambino che a sei anni impara a leggere e scrivere ha già visto centinaia di film, sa a memoria una quantità di canzoni, se la cava con qualche videogioco elementare, ed è già stato in qualche museo (magari degli insetti e dei serpenti).
Tra i blog dedicati alla scrittura quali segue al momento?
Seguo alcuni blog dedicati alla letteratura, soprattutto «Le parole e le cose». Tra le riviste, «Flanerì». E molti siti individuali.