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Da Gutenberg alla tipografia moderna: evoluzione dei messaggi affidati alla stampa
Risale a metà del Quattrocento la prima stampa a caratteri mobili, progenitrice della tipografia moderna, come oggi tutti noi le conosciamo. E così come si sono evolute le tecniche e gli strumenti della carta stampata, così si evolvono le regole di comunicazione. Ma si sa: prima di poter infrangere una regola, bisogna conoscerla e padroneggiarla bene.
Pensare alla comunicazione soltanto come un dialogo fra due persone, significa considerare una percentuale veramente minima del concetto di comunicare, ovvero la sola comunicazione verbale. Un dialogo, in ogni caso, è costituito anche da una parte non verbale e, addirittura da una parte para-verbale. E tutto ciò, solo nei casi in cui si esamina una conversazione.
Comunicare, però, va ben oltre, e si può tranquillamente affermare che: tutto è comunicazione e che non è possibile non comunicare.
Un po’ di storia
La nascita dell’antenata della tipografia moderna, che risale al 1450 circa, quando Gutenberg stampò la prima Bibbia con caratteri mobili, ha sicuramente apportato una svolta epocale al modo di diffondere e scambiarsi messaggi. Si passava dalla parola trasmessa a voce o scritta semplicemente a mano, alla carta stampata, limitando i problemi di diffusione:
- il passaparola ha il grande limite di veder modificare il messaggio originale, mano a mano che passa attraverso un soggetto e il suo prossimo, e tramuta sempre più all’aumentare dei soggetti che lo riportano;
- lo scritto a mano deve i suoi limiti al tempo richiesto per la sua realizzazione.
Quindi, proviamo anche solo ad immaginare quanto fosse difficile, prima dell’avvento delle tipografie, poter diffondere il proprio messaggio ad un gran numero di soggetti e ad ampio raggio territoriale: la tipografia artigiana dell’epoca, costituiva di per sé una vera e propria manna, indispensabile in un processo di crescita commerciale e industriale.
Nella storia della tipografia, subentrano nuovi concetti quali: la pagina, intesa come spazio tipografico, contenente testo, immagini ed elementi grafici, il tutto in un insieme organico; e impaginare, ovvero riunire, in uno spazio ben delimitato, un giusto numero di elementi, reciprocamente utili e funzionali, per ottenere ciò che può definirsi comunicazione efficace.
Quando si affida un lavoro alla propria tipografia internet, affinché lo stampato renda al meglio e diffonda il messaggio correttamente, è quindi indispensabile, lavorare bene, per non cadere nella condizione in cui, nella migliore delle ipotesi, la propria pubblicità venga completamente ignorata dagli utenti, perdendo così potenziali clienti e fatturato.
Il Vademecum dell’impaginazione: i concetti-chiave spesso tralasciati
Ci sono elementi, basilari per un’impaginazione efficace, che diamo quasi per scontati. Essi concorrono a fare la differenza, fra un messaggio pubblicitario ben riuscito e uno completamente ignorato da un prospect.
Rispetto a quanto detto finora, esistono tre elementi che contribuiscono alla composizione di uno stampato persuasivo e convincente. Tutti e 3 devono essere curati al massimo per ottenere un risultato ottimo e vantaggioso.
Gli elementi nella pagina
Se vediamo la pagina tipografica come una scacchiera, sono le tre pedine che andranno mosse correttamente su di essa, per non subire uno scacco, e sono: il testo (tutto ciò che riguarda le parole scritte); le immagini (foto, disegni, illustrazioni); gli elementi grafici in sé (linee e forme-colore). Essi devono partecipare in modo equilibrato, complementare e armonioso, per conferire allo stampato la qualità di cui ha bisogno.
Organizzazione funzionale
Ogni elemento deve essere organizzato in modo funzionale, coerente (equilibrio visivo), all’interno di un contesto, definito campo (la pagina intesa come supporto fisico definito). Ciò non vuol dire che la pagina debba essere divisa, in modo esattamente proporzionale, fra i tre elementi di prima. Essa infatti potrà contenere in modo preponderante, a volte l’uno a volte l’altro. Importante è stabilire, in modo ben preciso, che obiettivo avrà lo stampato da realizzare, e questo sarà l’elemento-guida su cui costruire tutta l’impaginazione: ad esempio, per un catalogo a brossura, che comunichi la massima qualità dei prodotti, soprattutto se si tratta di beni da acquisto emozionale (come scarpe e abbigliamento), è consigliabile puntare più sulle immagini che sul testo.
Spazio vuoto
Come non esiste la non-comunicazione, altrettanto, nel contesto di una pagina ben definita dai suoi confini dimensionali, sarà necessario riconoscere allo spazio vuoto. Intendiamo quello non occupato dagli elementi appena visti, una sua precisa connotazione, definita e tangibile. Esso, infatti, diviene il quarto elemento che, mixato con gli altri all’interno della pagina, darà più o meno risalto ad un elemento rispetto agli altri, e conferirà respiro e armonia a tutta la composizione.
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